LECTIO CONDIVISA  DOMENICA 25 MARZO 2018

LE PALME


+Dal Vangelo secondo Giovanni (12,20-33)

Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”». Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».


È il momento dell’ingresso di Gesù nella città santa, in Gerusalemme; è l’inizio di una settimana decisiva, l’ultima della vita terrena di Gesù, scandita dall’evangelista Marco con precisione sempre più insistente, persino geografica. Gesù arriva a Gerusalemme da Betfage e dal Monte degli Ulivi, cioè dalla strada su cui avrebbe dovuto venire il Messia. Marco concentra l’attenzione sull’identità di Gesù con il riferimento apparentemente marginale della cavalcatura che gli serve per entrare in città; l’episodio ha lo scopo di mettere in luce il senso di quanto sta per accadere. Gesù cavalcando un asinello si mostra come colui che realizza diverse profezie legate al re Messia. Egli entra nella Città Santa cavalcando un asino, l’animale cioè della semplice gente comune della campagna, e per di più un asino che non gli appartiene, ma che, per questa occasione, ha chiesto in prestito. Non arriva, dunque, in modo sfarzoso, perché la sua non è una signoria regale; ma l’avvento del suo regno non si impone. Egli compie le profezie senza clamore e senza pretese. Quello di Gesù non è un ingresso come tanti. Lui non è un pellegrino qualsiasi che si reca nella città santa per la Pasqua, Egli sa che sta per compiersi la sua missione. Dopo che Gesù è salito sul puledro, l’attenzione si sposta da lui a quanto accade intorno a lui, sugli astanti che gettano i mantelli sul puledro e ai suoi piedi. Con questo ingresso solenne, Egli vuole dire che Colui che entra in Gerusalemme è il Messia, figlio di Davide. È questo l’unico momento in cui Lui permette che la folla dica la sua identità. Chi lo accoglie è gente umile, semplice, che fa festa, che lo acclama come Re d’Israele; è un clima di gioia quello che si respira. Gesù ha risvegliato nel cuore tante speranze soprattutto tra la gente umile, semplice, povera, dimenticata, quella che non conta agli occhi del mondo. Lui ha saputo comprendere le miserie umane e ha mostrato il volto di misericordia di Dio. All’inizio di questa Settimana Santa, anche in noi ci sia la lode, come hanno fatto coloro che hanno accolto Gesù a Gerusalemme con i loro «osanna», e il ringraziamento, perché è a partire da questo momento che il Signore Gesù rinnoverà il dono più grande che si possa immaginare: ci donerà la sua vita, il suo corpo e il suo sangue: il suo amore.

Gesù si sta avvicinando a Gerusalemme. Non è la prima volta nella sua vita, ma è la volta decisiva. Sa bene che è un viaggio senza ritorno, è il momento della verità. Cosa si sarà chiesto Gesù? Quali i suoi pensieri? Si sarà domandato del senso della sua vita sino ad allora? Si sarà domandato quanto valesse la propria esperienza in termini di messaggi lasciati, di relazioni, di amicizie?

 

Avrà avuto la sensazione di un raccolto fruttuoso dopo tre anni di semina pur faticosa o piuttosto di una battaglia contro i mulini a vento?

 

Lectio

 Osservo e sottolineo gli elementi le parole che mi appaiono più dense di significato, i personaggi, i movimenti, i luoghi, i titoli dati a Gesù… Ne colgo il significato o le difficoltà per  noi.


Condivido ciò che ho sottolineato:

  • mandò due dei suoi discepoli …..

Siamo alla fine della sua vicenda terrena, ma Gesù conferma di aver bisogno dell’uomo, dei suoi discepoli. E lo fa ancora con stile preciso: non da soli, ma insieme, per sostenersi a vicenda.

  • Un puledro legato, ……. Da slegare,…… da prendere……

E’ abbastanza singolare che l’evangelista dedichi oltre la metà dei versetti del brano di oggi a parlare di una cavalcatura. Certo non per ragioni di cronaca, ma per ragioni che riguardano la fede

Quell’animale per il popolo dei pii ebrei significava qualcosa: un uomo che entra in Gerusalemme su un asino era stato annunciato in passato dai profeti: era la rappresentazione dell’inviato da Dio, che viene in Pace e non con la forza, per instaurare un regno di amore e non di sudditanza

  • I discepoli di Gesù posarono sull’animale i propri mantelli ed egli vi salì sopra.

Perché questa descrizione? Cosa c’è di tanto significativo in questi gesti, tanto da avere un posto nel racconto? Il mantello per l’ebreo, popolo esperto di cammino, rappresentava quasi l’ombra di se: la protezione dalle intemperie, la coperta, il cuscino. Il posare il proprio mantello sulla cavalcatura e farvi sedere Gesù , ci rappresenta la decisione di quei discepoli di condividere la missione di Gesù. Con quel gesto vogliono dire a Gesù “Io ci sono, conta su di me”

  • Quelli che precedevano e quelli che seguivano……

Interessante: Gesù non è davanti a guidare un corteo trionfale, e non è dietro a una folla di paggi e di servitori. Egli sta in mezzo alla folla. Per dire che non è venuto per soggiogare ma per condividere la vita e l’ umanità

  • Gridavano……

Che strano: perché non inneggiare, perché non gioire? La gente grida. Perché si grida? Quando si grida? A volte per provare a farsi sentire in mezzo al rumore, a volte invece per creare incomunicabilità e non essere nelle condizioni utili per provare le ragioni e la verità delle nostre parole.

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  • #1

    Mirko (venerdì, 23 marzo 2018 08:55)

    Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».

Meditatio

Riprendo il testo e cerco di cogliere quale parola il Signore dice a me, al mio cammino di fede, al cammino della Chiesa oggi.

 


Condivido come questo testo nutre o interroga la mia fede:

Quando Signore riesco ad esserti utile davvero? Quando mi muovo, parlo, guardo, con lo stile del discepolo? A volte mi viene più naturale trasformarmi nel tuo servo , in uno che fa per dovere, altre volte mi capita invece di volermi sostituire a te. Tu invece vuoi che io sappia stare al mio posto, che sappia agire con il tuo stile e con la tua attenzione

Signore, quanto spesso mi sento legato alle mie idee, al mio modo di giudicare le persone, di vedere le cose, di pensare che mi basto da solo, legato al senso di dovere…… Tu mi chiedi invece di slegarmi da tutto cio’ e di condividere il tuo desiderio di bene per gli uomini, il tuo stile di prossimità, la tua capacità di donazione libera che è ben diversa dalla nostra presunta “giustezza del fare”

Quando posso sinceramente dirti che tu puoi contare davvero su di me in famiglia, in comunità, in politica, nelle mie scelte piccole e grandi di ogni giorno?

Mi rendo conto che spesso sono solo capace di gridare fra sordi e di stare in silenzio quando invece potrei dire la mia. Tu vuoi persone che semplicemente stanno al loro posto usando bene dei tempi, dei luoghi e delle occasioni che la vita ci offre. Spesso cerchiamo le condizioni ideali che non arriveranno mai e perdiamo le molte opportunità che tu ci poni sul cammino

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  • #1

    Mirko (venerdì, 23 marzo 2018 08:57)

    Gerusalemme.
    Per tutti é e c'è la città santa.
    Prima gli "osanna".... Poi il tribunale, la condanna ed infine i "crucifige".
    Tutti nella propria vita ci passano. Tutti.
    L'importante è avere fede in Gesù che ci da la forza di risorgere.

Oratio

Comincio a rispondere alla Parola che il Signore mi ha rivolto.

 

 


Condivido una o due espressioni della mia preghiera:

Insegnami Signore a essere un tuo fedele servitore ma al tempo stesso sapiente, che sa capire le situazioni, che sa leggere i segni della tua presenza nella quotidianità. Tu passi sulle mie strade ma spesso non so riconoscerti, perché in fondo non ti conosco ancora bene

Aiutami Signore a capire che l’importante per il cristiano non è la presunta fedeltà al senso di dovere, quanto piuttosto il nutrire dei desideri di bene per sé e per gli altri e l’impegno per provare a realizzarli. Ricordami spesso che tu non vuoi sacrifici e rinunce, quanto piuttosto uomini e donne amanti della vita

Spirito Santo ho bisogno del dono del tuo coraggio e della tua sapienza. Questo tempo necessita di testimoni e non di maestri. Per essere testimoni occorre proprio una buona dose di coraggio per vincere la paura della solitudine, della incomprensione e del dover pagare le conseguenze delle proprie scelte. Ma occorre anche una grande dose di sapienza per saper guardare, capire, farsi prossimo con discrezione, e poi agire con i tempi e le modalità che le differenti situazioni richiedono.

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  • #1

    Mirko (venerdì, 23 marzo 2018 08:58)

    Grazie Gesù che ci sei di guida non solo con le parole ma anche con l'esempio.
    Continua a mostrarci la strada per il regno