In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati:“Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”.
Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali».
Gesù va a parlare con fermezza ai capi dei sacerdoti e ai farisei di ogni tempo. Stavolta paragona il Regno dei cieli ad una festa organizzata da un re per le nozze di suo figlio. Difficile
pensare ad una festa senza invitati o a degli invitati che preferiscono ignorare e disertare una proposta gioiosa. Eppure è proprio ciò che accade nella parabola raccontata da Gesù: al banchetto
imbandito preferiscono rispondere con l’indifferenza, con la cura dei propri interessi personali e addirittura con l’uccisione dei servi che li invitano alla festa. Eppure saremmo davvero
ipocriti se non riconoscessimo che tale atteggiamento rischia di abitare anche il nostro fare. Tutto sommato siamo anche noi quegli invitati che non rimangono coinvolti
dall’annuncio della festa e preferiscono anteporre alla Parola le parole di richiamo dei propri interessi egoistici; siamo sempre noi che, magari non arriviamo al gesto estremo dell’eliminazione
di testimoni scomodi, ma riusciamo ad arginarli affinché il loro annuncio ci scivoli addosso.
Ma la sala del banchetto non è destinata a rimanere vuota e l’invito alle nozze del Signore non si arresta: la sua proposta non intende forzare la libertà dell’uomo, ma suscitare la sua libera
adesione al progetto di Dio. Soprattutto quando si rischia di pensare che quell’invito è dovuto e ci appartiene di diritto, a prescindere da ogni nostra condotta. A noi però piace pensare, con
papa Francesco, che «la fede nasce dall’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la
vita. Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi, sperimentiamo che in esso c’è una grande promessa di pienezza e si apre a noi lo sguardo del futuro. La fede, che riceviamo da Dio come
dono soprannaturale, appare come luce per la strada, luce che orienta il nostro cammino nel tempo» (Lumen fidei, n. 4).
Sarà bello allora riscoprirsi come quegli invitati – buoni e cattivi – chiamati dai crocicchi delle strade a partecipare alla festa della vita.
Osservo e sottolineo gli elementi le parole che mi appaiono più dense di significato, i personaggi, i movimenti, i luoghi, i titoli dati a Gesù… Ne colgo il significato o le difficoltà per noi.
Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari;
Come si fa a rinunciare a una festa dove tutto è pronto e sei invitato? Se sei invitato conosci il festeggiato, perché allora rifiutare? Forse quegli invitati sono così preso dai loro affari che hanno perso la voglia di "perdere tempo"?
Riprendo il testo e cerco di cogliere quale parola il Signore dice a me, al mio cammino di fede, al cammino della Chiesa oggi.
Questo brano mi sollecita una dimensione della vita molto evidente: quando si è presi da tante "cose" si rischia di perdere il legame con la persona. L'altro diventa un ostacolo alle mie occupazioni e non faccio più festa per lui e con lui! L'esperienza di fede è proprio questo incontro personale con Gesù che mi chiama a fare festa. E io e la mia comunità cristiana così presi dal fare, non ci accorgiamo più della festa!
fabio (mercoledì, 18 ottobre 2017 13:18)
forse perché è sempre una triste festa, forse perché la routine fa si che tutto acquisisca un sapore unico, monocromatico, semper la stesa solfa......
Mirko (venerdì, 13 ottobre 2017 07:14)
Rispondere sempre alla chiamata di Dio.
A prescindere.
Sarà lui a giudicare.
Rispondiamo. Senza paura
Comincio a rispondere alla Parola che il Signore mi ha rivolto.
Aiutaci Signore a rispondere di sì alla tua chiamata alla festa della vita. Non farci perdere in tante occupazioni religiose o materiali, ma tienici il cuore vivo, pronto a incontrare te, aiutaci a perdere del tempo per fare festa con Te!
fabio (mercoledì, 18 ottobre 2017 13:18)
Signore, anche la sorgente: parte del tuo creato , scaturisce in modo routinante ed emette sempre la stessa nenia.....ma dona acqua nuova, fresca, pulita, indispensabile che da vita. donami l'entusiasmo vitale che scaturisce incessantemente dalla sorgente. rivestimi dell'abito nuziale
Mirko (venerdì, 13 ottobre 2017 07:14)
Mandaci sempre il tuo Santo Spirito
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fabio (mercoledì, 18 ottobre 2017 13:18)
"amico" perché non indossi l'abito nuziale?
Mirko (venerdì, 13 ottobre 2017 07:13)
andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli