LECTIO CONDIVISA PER DOMENICA 7 Maggio 2017

IV DOMENICA DI PASQUA


+ Dal Vangelo secondo Giovanni (10,1-10)

In quel tempo, Gesù disse:

«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.

Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori.

E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».

Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.

Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».


L’immagine del Buon pastore si inserisce all’interno del capitolo 10 del Vangelo di Giovanni, che potrebbe essere intitolato «il vero pastore e i falsi profeti» (Gv 10,1-42).

Per comprendere la Parabola del Buon pastore dobbiamo figurarci nella mente lo sfondo della vita palestinese all’epoca di Gesù; la sera i pastori conducevano in un recinto il gregge per la notte. La cosa particolare per noi è che un comune recinto serviva a diversi greggi. Il mattino ciascun pastore gridava il proprio richiamo e le pecore, che riconoscono il suono familiare della voce del loro pastore, lo seguono. La sequela di Gesù implica, da parte del discepolo, il rifiuto di tutti i pastori a favore di Cristo unico e vero pastore. Nel Vangelo di Giovanni tutta la vicenda terrena di Gesù è una parabola, cioè la storia di una presenza divina posta come sotto il velo che solo il credente inserito nella comunità e illuminato dallo Spirito è in grado di comprendere.

Le pecore seguono la voce del pastore, la parola che Dio rivolge loro nell’Antico Testamento e ora in Gesù, il suo inviato. Il verbo “far uscire” è utilizzato al v. 4 e indica la liberazione degli schiavi e quindi dal peccato. Al contrario le pecore non seguono gli estranei; ossia il popolo di Dio non ascolta coloro che non sono inviati da Dio. La mediazione di Gesù quale inviato del Padre è qui dichiarata sotto il simbolo per spiegare l’opera di Gesù e invitare alla conversione.

Gesù si rivela come la porta delle pecore, ossia come Colui che introduce nella vera vita, la strada che conduce alla Salvezza (cfr. Mt 7,13-14; Lc 13,24-26). Probabilmente Gesù fa questo discorso vicino a una delle porte della città di Gerusalemme nel momento conclusivo della festa delle capanne.

Le pecore, ovvero i credenti battezzati in Cristo devono cercare nella loro vita di riconoscere la voce del Maestro che li chiama.

Questo non è sempre facile a causa della confusione che si trova attorno a noi, provocata dal vociare dei falsi profeti, dalle paure della nostra vita e dai momenti di dolore che ci capitano. In ogni caso questo attento ascolto del richiamo del Signore avviene nella fiducia che Lui non si stanca mai di chiamarci per condurci a una piena comunione con Dio e nella consapevolezza che mediante il battesimo siamo inseriti nel gregge del Signore, nel suo popolo santo. La voce di Gesù è la voce che chiama, la voce che suscita e orienta tutti coloro che lo seguono e si impegnano a imitarlo nelle diverse forme di vita cristiane testimoniando così la propria fede in Dio.

Lectio

 Osservo e sottolineo gli elementi le parole che mi appaiono più dense di significato, i personaggi, i movimenti, i luoghi, i titoli dati a Gesù… Ne colgo il significato o le difficoltà per  noi.


Condivido ciò che ho sottolineato:

Egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori.

Cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce.

Io sono la porta delle pecore.

 

 

I pastori di Palestina lanciavano un richiamo caratteristico per farsi riconoscere dal proprio gregge e le pecore rispondevano a quella voce, non a quella di altri …e mi chiedo quali siano le voci che conosco e seguo nella mia vita…se riconosco la tua voce Signore che mi chiami per donarmi la vita in abbondanza!

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    MIRKO (giovedì, 04 maggio 2017 12:13)

    lo seguono perché conoscono la sua voce

Meditatio

Riprendo il testo e cerco di cogliere quale parola il Signore dice a me, al mio cammino di fede, al cammino della Chiesa oggi.

 


Condivido come questo testo nutre o interroga la mia fede:

Penso alla voce di mia madre, di mio padre, alla voce dell’amato e dell’amata…voci distinguibili tra tante! E ancora penso all’esperienza ogni volta unica dell’essere chiamata per nome, segno di una relazione che chiede di essere alimentata per diventare unica, per aprire alla fiducia e all’abbandono confidente. Non un nome qualunque, ma proprio il mio…non una voce qualunque, ma proprio la sua, quella della persona che ami e che chiama proprio te!

 

È meraviglioso sapere di avere un Dio che mi chiama per nome, che cammina con me e che, nella libertà di una relazione intima, mi permette di “entrare” in Lui per avere vita ed averla in abbondanza!

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  • #1

    MIRKO (giovedì, 04 maggio 2017 12:13)

    io seguo Gesù perchè conosco la sua voce o perchè mi sono fatto un idea di ciò che voglio che lui mi dica? la sua voce è terribile e vera, io sono sicuro di averla capita bene o faccio finta di capire solo cio che che mi fa piu comodo?

Oratio

Comincio a rispondere alla Parola che il Signore mi ha rivolto.

 

 


Condivido una o due espressioni della mia preghiera:

Ti prego, Signore,
donami orecchi capaci di riconoscere la tua voce tra le tante che cercano di confondermi,

perché possa lasciarmi condurre da te,

 

riconoscendoti come il Pastore della mia vita!

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  • #1

    MIRKO (giovedì, 04 maggio 2017 12:13)

    signore manda a noi il tuo Spirito di Sapienza ed intelletto